Ultima modifica: 24 Gennaio 2019

Chi era Primo Levi

La vita di Primo Levi

Primo Levi da giovane

Primo Levi da giovane

Primo Levi, scrittore e testimone dell’orrore delle deportazioni naziste, nasce a Torino il 31 luglio del 1919, in una famiglia agiata di origine ebraica.

Gli anni degli studi

Primo Levi frequenta il liceo classico D’Azeglio a Torino e dimostra subito interesse per la biologia e per la chimica. Si diploma nel 1937 e decide di iscriversi al corso di laurea in Chimica all’Università di Torino. Nel 1938 il governo fascista emana le prime leggi razziali. Tra queste, una vieta agli ebrei di frequentare le scuole pubbliche, ma consente di proseguire gli studi a chi è già iscritto. Levi è in regola con gli esami e può continuare, ma ha difficoltà a trovare un relatore per la tesi. Nel luglio del 1941 si laurea a pieni voti e con lode, ma con una tesi in fisica. Il diploma di laurea riporta l’espressione: «Primo Levi, di razza ebraica».

L’arresto

Dopo la laurea, Levi trova un impiego semilegale in un laboratorio chimico presso una cava d’amianto. Nel 1942 lavora a Milano, in una fabbrica di medicinali.
Nel 1943 i tedeschi occupano il Nord e il Centro Italia. Levi si unisce ad un gruppo partigiano in Valle d’Aosta, ma il 13 dicembre è catturato a Brusson e poi trasferito al campo di raccolta di Fossoli. A febbraio i tedeschi prendono in gestione il campo e avviano tutti i prigionieri ad Auschwitz.

22 febbraio 1944: l’inizio della prigionia

Levi raggiunge Auschwitz in treno dopo cinque giorni di viaggio con altre 649 persone. È il 22 febbraio 1944: questa data segnerà drammaticamente il confine tra un “prima” e un “dopo” nella vita dello scrittore.

Auschwitz ingresso

Auschwitz ingresso

Nel lager i tedeschi compiono una vera e propria selezione: uccidono subito 525 persone ed inviano Levi ed altri 96 uomini al campo di lavoro di Monowitz, al servizio di una fabbrica di gomma. I tedeschi rasano, disinfettano e marchiano come bestie i prigionieri. Li obbligano a vestire pantaloni e giacca a righe.

Su ogni casacca c’è un numero cucito sul petto: dietro questo numero non c’è più un uomo, ma solo un oggetto, un pezzo, in tedesco häftling. L’unico compito di tutti i “pezzi funzionanti” è lavorare ed obbedire. Levi è l’häftling numero 174517.

Levi riesce a non ammalarsi durante la sua prigionia. Contrae la scarlattina solo nel gennaio 1945 quando la liberazione ormai è vicina. I tedeschi decidono infatti di evacuare il lager: abbandonano i malati e deportano gli altri prigionieri a Buchenwald e a Mauthausen, dove moriranno quasi tutti.

Il ritorno a casa

Tra le persone partite nel febbraio 1944 insieme a Primo Levi, solo 20 tornano a casa. Lo scrittore stesso attribuisce la sua sopravvivenza ad una serie di circostanze fortunate.
Levi torna in Italia dopo un lungo girovagare nei Paesi dell’Est europeo. Il viaggio inizia a giugno e termina il 19 ottobre.

A Torino, Levi si riprende fisicamente e ritrova i familiari e gli amici sopravvissuti. Si trasferisce a Milano per lavorare in una fabbrica di vernici.
Ben presto, però, Primo Levi sente il dovere di raccontare l’orrore vissuto: tutti devono sapere, tutti devono domandarsi “perché”.
Levi comincia allora a scrivere il suo romanzo-testimonianza, “Se questo è un uomo”.

L’attività di scrittore dopo la prigionia

Primo Levi finisce di scrivere il romanzo nel 1947, ma Einaudi e molti altri editori lo rifiutano.

Il piccolo editore torinese De Silva decide invece di pubblicarlo, però con scarso successo di vendita.

Nel periodo seguente, Levi torna a lavorare come chimico ed abbandona la scrittura.

Nel 1956 partecipa ad una mostra sulla deportazione e a numerosi incontri nelle scuole. Levi ripropone quindi “Se questo è un uomo” ad Einaudi che decide di pubblicarlo. La nuova edizione ottiene un successo immediato.

Inizia così la carriera di Primo Levi come scrittore affermato.

foto di Primo Levi

Primo Levi

Nel 1962 Levi comincia a lavorare a “La tregua”, romanzo sul suo ritorno a casa da Auschwitz. Vince la prima edizione del Premio Campiello, del 1963.
Nel 1975 Levi decide di andare in pensione e di dedicarsi a tempo pieno alla sua attività di scrittore.
Nel 1978 pubblica “La chiave a stella” che vince il Premio Strega. Nel 1981 pubblica “Lilìt e altri racconti” e l’anno successivo “Se non ora quando?” che vince il Premio Viareggio e il Premio Campiello.
Nell’ottobre del 1984 esce “Ad ora incerta” e a dicembre “Dialogo”, in cui riporta una conversazione con il fisico Tullio Regge.

Contemporaneamente Levi lavora come traduttore.
Nel 1986 pubblica “I sommersi e i salvati” e torna così, per l’ultima volta, sul tema dell’Olocausto.
L’11 aprile del 1987 Primo Levi muore nella propria casa di Torino.

Le opere di Primo Levi

Bibliografia essenziale

  • Se questo è un uomo, 1947
  • La tregua, 1963
  • Storie naturali, 1966
  • Vizio di forma, 1971
  • Il sistema periodico, 1975
  • L’osteria di Brema, 1975; poi in Ad ora incerta
  • La chiave a stella, 1978
  • La ricerca delle radici, 1981
  • Lilìt e altri racconti, 1981
  • Se non ora, quando?, 1982
  • Ad ora incerta, 1984
  • Dialogo, con Tullio Regge, 1984
  • L’altrui mestiere, 1985
  • I sommersi e i salvati, 1986

Levi ha scritto anche numerose prefazioni a libri di altri autori ed ha anche tradotto romanzi stranieri in italiano.
Per saperne di più:

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